RIFORMA SULLA NON AUTOSUFFICIENZA – SI RICOMCIA TUTTO DA CAPO?

In zona Cesarini, il precedente Governo, nelle funzioni di ordinaria amministrazione, lascia in eredità a quello nuovo una “scheda” per la riforma a favore della non autosufficienza.

Era da oltre un anno che i vari Ministeri stavano lavorando sul testo di una proposta di legge che permettesse di riformare l’attuale sistema di assistenza socio-sanitaria per soggetti non più autosufficienti.

Parliamo di oltre 3,3 milioni di persone, tendenzialmente in crescita verso i 5 milioni nel 2030.

Una richiesta pervenuta dall’Unione Europea verso tutti gli Stati membri che ha visto notevoli ritardi dell’Italia ad adeguarsi entro il marzo del 2023.

Le maggiori criticità da riformare le possiamo così riassumere:

  1. Maggiore sinergia tra l’assistenza domiciliare sanitaria con quella assistenziale. La prima (ADI) in capo alle ASL e la seconda (SAD) ai Comuni. Troppa distanza tra la cura sanitaria da quella assistenziale. Solo 18 ore medie all’anno di SAD alla persona, pressoché nulla.
  2. Riqualificazione della filiera assistenziale. Dai punti unici di ascolto, alla presa in carico dei singoli casi. Dalla formazione e riqualificazione degli operatori alla regolarizzazione delle badanti.
  3. Carico finanziario eccessivo in capo alle famiglie chiamate a gestire l’assistenza domiciliare.

L’eredità consegnata con la “scheda” interviene solo timidamente sul primo problema, istituendo una cabina di regia nazionale che coordini con le Regioni un modello di maggiore sinergia tra ADI e SAD, definendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS).

Sui rimanenti due capitoli poco e nulla e per di più ad “invarianza di costi a carico dello stato”. Come a dire: Facciamo una grande riforma ma non ci mettiamo un euro”

Il capitolo delle assistenti familiari è stato completamente cassato, come a dire che lo Stato abdica alle badanti la cura dei nostri cari mantenendo nel sommerso oltre 500mila lavoratrici.

A questo punto la palla passa al nuovo Governo. Potrà cogliere l’occasione per lavorare sul testo di riforma come elaborarne uno ex novo, sperando che si possa coinvolgere tutte le forze politiche del Parlamento per sveltire le scadenze prevista dalla UE. La cosa potrebbe essere fattibile per tre motivi: il primo perché c’è un testo su cui lavorare, il secondo perché tutti i partiti hanno fatto proposte di riforma del settore durante la campagna elettorale ed il terzo perché gli enti locali possano avere un parametro comune di riferimento, senza distinzione di colore politico.

Professione in Famiglia, facente parte del Patto per la non autosufficienza, in compagnia di altre 60 associazioni impegnate nel sociale, sosterrà tutte le iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni pubbliche al fine di addivenire ad una riforma concreta nel più breve tempo possibile, recuperando i limiti presenti nella Scheda consegnata e rendendo efficiente il sistema pubblico in sinergia con tutti i soggetti associativi e privati del settore.

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