Abbiamo osservato con attenzione i dati statistici forniti dall’Inps, relativi alla presenza generazionale delle assistenti famigliari e si scopre una pericolosa tendenza al progressivo invecchiamento professionale.
Nel periodo preso in considerazione tra il 2011 e il 2015, si registra che le badanti comprese nella fascia di età fino ai 44 anni, è passata da 135.636 unità a 130.700 con un calo del 3,6%, mentre la fascia che comprende l’età tra 45 e 59 anni è cresciuta da 146.484 a 193.408 ( + 32%) e quella che supera i 60 anni è passata da 24.666 a 51.452 (+108,6%).
Il numero complessivo delle badanti è passato nei 5 anni da 306.789 a 375.560 (+22,4%)
Anche l’addensamento percentuale per classi di età nei singoli anni conferma il trend di invecchiamento.
Infatti, la fascia tra 45 e 59 anni, incideva nel 2011 per il 47,7% e nel 2015 è arrivata al 51,5%.
La fascia over 60 passa dall’8% al 13,7%.
Aggregando le classi di età superiore ai 45 anni, in 5 anni si passa dal 55,8% al 65,2%.
Quali considerazioni si possono trarre?
Indubbiamente è un fenomeno cui prestare molta attenzione sotto due punti di vista.
- Il primo è quello che, in mancanza di un ricambio generazionale nella professione, si arriverebbe nei prossimi 5/10 anni ad un forte calo di prestazione di lavoro, nonostante la crescita di domanda di assistenza.
- Il secondo che si contragga la qualità professionale prestata a causa dello sforzo psico-fisico richiesto ad una lavoratrice ultra sessantenne.
L’argomento dovrebbe coinvolgere non solo le parti sociali ma anche e soprattutto gli enti locali, preposti a garantire standard di servizi di assistenza alla persona.
In assenza di una politica dedicata, l’anziano sarà sempre pi๠emarginato con costi sempre pi๠elevati per il servizio sanitario.