MENO POLEMICHE E PIU’ RIFORME

COMUNICATO STAMPA

La clausola contrattuale che vede la rivalutazione retributiva annua del lavoro domestico in sede ministeriale ha generato forte preoccupazione nel settore per le ricadute economiche sulle famiglie datrici di lavoro.

Gli incrementi ipotizzati, aggiunti a quelli contributivi, non farebbero altro che aumentare il lavoro irregolare, già fortemente presente nel settore.

D’altro canto, detta clausola ha un valore intrinseco di equiparazione economica nazionale che in sua assenza, potrebbe generare una ulteriore degenerazione sul lavoro di cura della persona e della casa.

In questi ultimi anni il settore ha subito una metamorfosi sociale con un forte calo della presenza di lavoratrici contro una crescita di domanda assistenziale qualificata di ausilio alla famiglia, determinatasi anche dalla pandemia.

L’inflazione sta incidendo significativamente sulle fasce più deboli della popolazione e ciò deve richiamare le forze sociali e politiche ad una maggiore responsabilità sulle politiche da adottare.

È parere comune di tutti gli osservatori del settore sulla necessità di riformare le politiche di settore ancora ferme alla concezione del lavoro domestico come servizio verso la casa, mentre la crescita di cura alla persona sta prevalendo progressivamente, anche con forme inedite di servizi di ausilio familiare. Si va infatti sviluppando un sistema di imprese, soprattutto cooperative sociali, che organizzano servizi qualificati per le famiglie liberandole dalle incombenze di ricercare personale e gestire rapporti di lavoro. C’è ragione di favorire e sostenere questo tipo di imprese che applicano il loro specifico contratto di lavoro.

Pensiamo quindi che sia giunto il momento di una riforma complessiva che modernizzi il settore, partendo dalla possibilità di defiscalizzare interamente i servizi di ausilio familiare, ad una politica di formazione professionale più incisiva e ad un ruolo più coinvolgente degli enti locali e parti sociali nell’integrazione di lavoratori stranieri fortemente presenti nel settore e impossibilitati a regolarizzarsi per i troppo vincoli normativi esistenti.

Pensiamo inoltre che le politiche contrattuali possano e debbano compensare l’aggravio del costo del lavoro attraverso prestazioni più incisive a favore dei datori di lavoro domestico (Cassacolf), parimenti, il Governo dovrebbe superare l’anacronistica esclusione dell’indennità per malattia a favore dei lavoratori domestici.

Chiediamo pertanto che il Governo convochi le parti sociali per definire un percorso comune di riforma del settore, comprensivo anche della rivalutazione delle retribuzioni dei lavoratori domestici.

comunicato ACLI

RIFORMA SULLA NON AUTOSUFFICIENZA – SI RICOMCIA TUTTO DA CAPO?

In zona Cesarini, il precedente Governo, nelle funzioni di ordinaria amministrazione, lascia in eredità a quello nuovo una “scheda” per la riforma a favore della non autosufficienza.

Era da oltre un anno che i vari Ministeri stavano lavorando sul testo di una proposta di legge che permettesse di riformare l’attuale sistema di assistenza socio-sanitaria per soggetti non più autosufficienti.

Parliamo di oltre 3,3 milioni di persone, tendenzialmente in crescita verso i 5 milioni nel 2030.

Una richiesta pervenuta dall’Unione Europea verso tutti gli Stati membri che ha visto notevoli ritardi dell’Italia ad adeguarsi entro il marzo del 2023.

Le maggiori criticità da riformare le possiamo così riassumere:

  1. Maggiore sinergia tra l’assistenza domiciliare sanitaria con quella assistenziale. La prima (ADI) in capo alle ASL e la seconda (SAD) ai Comuni. Troppa distanza tra la cura sanitaria da quella assistenziale. Solo 18 ore medie all’anno di SAD alla persona, pressoché nulla.
  2. Riqualificazione della filiera assistenziale. Dai punti unici di ascolto, alla presa in carico dei singoli casi. Dalla formazione e riqualificazione degli operatori alla regolarizzazione delle badanti.
  3. Carico finanziario eccessivo in capo alle famiglie chiamate a gestire l’assistenza domiciliare.

L’eredità consegnata con la “scheda” interviene solo timidamente sul primo problema, istituendo una cabina di regia nazionale che coordini con le Regioni un modello di maggiore sinergia tra ADI e SAD, definendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS).

Sui rimanenti due capitoli poco e nulla e per di più ad “invarianza di costi a carico dello stato”. Come a dire: Facciamo una grande riforma ma non ci mettiamo un euro”

Il capitolo delle assistenti familiari è stato completamente cassato, come a dire che lo Stato abdica alle badanti la cura dei nostri cari mantenendo nel sommerso oltre 500mila lavoratrici.

A questo punto la palla passa al nuovo Governo. Potrà cogliere l’occasione per lavorare sul testo di riforma come elaborarne uno ex novo, sperando che si possa coinvolgere tutte le forze politiche del Parlamento per sveltire le scadenze prevista dalla UE. La cosa potrebbe essere fattibile per tre motivi: il primo perché c’è un testo su cui lavorare, il secondo perché tutti i partiti hanno fatto proposte di riforma del settore durante la campagna elettorale ed il terzo perché gli enti locali possano avere un parametro comune di riferimento, senza distinzione di colore politico.

Professione in Famiglia, facente parte del Patto per la non autosufficienza, in compagnia di altre 60 associazioni impegnate nel sociale, sosterrà tutte le iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni pubbliche al fine di addivenire ad una riforma concreta nel più breve tempo possibile, recuperando i limiti presenti nella Scheda consegnata e rendendo efficiente il sistema pubblico in sinergia con tutti i soggetti associativi e privati del settore.

SERVIZIO DI CONSULENZA CONDOMINIALE

wood street building wall

Su 25 milioni di famiglie italiane, 14 milioni vivono in complessi condominiali.

È fuori di ogni dubbio che il condominio sia di gran lunga il contenitore sociale per eccellenza.

Un contenitore a volte rissoso per la sua frammentazione in singole proprietà ma anche un luogo di solidarietà e responsabilità sociale.

Oltre 1 milione sono le cause civili riconducibili a liti condominiali. Molte di queste potrebbero essere risolte pacificamente senza ricorrere al Tribunale.

Dal nostro osservatorio risulta non marginale la difficoltà per i cittadini non più autosufficienti riuscire e gestire correttamente il rapporto con le amministrazioni condominiali. L’incapacità di leggere correttamente i bilanci, dimenticarsi di pagare le spese condominiali, richiedere l’intervento per la risoluzione di problemi come ad esempio le barriere architettoniche, la manutenzione dei beni comuni come ascensori, caldaie, ecc.

Abbiamo quindi pensato di fornire ai nostri iscritti un servizio di consulenza in convenzione con professionisti esperti in materia condominiale.

Le nostre famiglie potranno quindi avvalersi di autorevoli pareri e trovare le giuste soluzioni senza inasprire i rapporti con l’amministratore di condominio o delegare questi a ricercare una soluzione senza subire passivamente ogni addebito o ricorrere in Tribunale.

La procedura è semplice:

  1. La famiglia iscritta invia una e-mail a servizi@professioneinfamiglia.it ove descrive sinteticamente il problema evidenziando tra le casistiche più frequenti l’ambito di studio interessato (vedi format allegato).
  2. Forniti i necessari contatti, verrà contattata dai professionisti per un confronto preliminare gratuito (videoconferenza). In tale occasione verranno richiesti i documenti necessari.
  3. Qualora interessati alla consulenza, dovrà essere sottoscritto l’incarico professionale, senza il quale non sarà possibile operare.
  4. L’incarico professionale può avere due tipologie di impegno professionale:
    1°- Un semplice incarico di analisi della documentazione fornita con risposta sottoscritta dal professionista e contenente consigli operativi da adottare (EURO 25,00).
    2°- Una delega al professionista per poter ricercare una soluzione bonaria con l’amministratore di condominio (EURO 50,00)
  5. Qualora la famiglia non fosse ancora iscritta a Professione in Famiglia, potrà compilare il modulo di adesione, pagare la quota di € 30,00 annui e inviare copia del modulo e copia della contabile bancaria a servizi@professioneinfamiglia.it
Nome e cognome 
Indirizzo di residenza 
Recapito telefonico 
Indirizzo e-mail 

Casistiche da esaminare:

  • Verifica Contabilità Personale
  • Danni a terzi ricevuti o procurati
  • Rapporti con amministratore di condominio
  • Consumi idrici
  • consumi Riscaldamento
  • Riparto Costi di manutenzione straordinaria
  • Barriere Architettoniche
  • Rapporti con inquilini
  • Ingiunzioni di pagamento e morosità in generale
  • Contabilità condominiale
  • Altro da specificare

10 anni di progressi

Nel luglio di dieci anni fa nasceva Professione in Famiglia.

Festeggiare un anniversario è sempre l’occasione per rinfrescare la memoria sulle proprie origini e capirne meglio gli sviluppi, prospettandone il futuro.

Il 18 luglio del 2012, undici persone con precedenti esperienze nel sociale, si recano dal notaio e costituiscono l’associazione. Nei due anni precedenti si studiano gli scopi sociali e le forme organizzative. Rappresentare una realtà sociale come la famiglia era cosa ardua e complessa ma affascinante e stimolante.

Appare immediatamente la difficoltà e la solitudine in cui le famiglie si trovano a misurarsi in occasione di assistenza domiciliare.

Ben presto ci rendemmo conto che solo favorendo la sinergia tra tutti i soggetti coinvolti nell’assistenza si sarebbe potuto migliorare e facilitare le famiglie.

Uno di questi era la forma sociale e giuridica del lavoro svolto nell’assistenza domiciliare. Caregiver familiari, badanti, SAD e ADI, agenzie specializzate e un esercito di lavoro nero.

I contratti collettivi non regolamentavano con efficacia il lavoro di ausilio. Per questo motivo, falliti tutti i tentativi di coinvolgere le parti sociali, si decise di allargare la rappresentanza sociale di PF alle imprese del settore e in seguito sottoscrivere un vero e proprio contratto per servizi di ausilio familiare.

Con l’andare del tempo si riuscì a focalizzare meglio tutte le criticità legate all’assistenza riscontrando l’assenza di un soggetto in grado di pianificare progetti assistenziali dettagliati. Nasce quindi nel 2020 una nuova figura professionale come il Procuratore d’aiuto.

Altro tema complesso era l’oggettiva difficoltà di fare incontrare la domanda e l’offerta assistenziale, aggravata dalla pandemia covid19.

Si è quindi messo in sinergia tutte le sezioni di PF, le imprese che fornivano servizi di assistenza e procuratori d’aiuto inserendoli in un portale a tutti accessibile e contemporaneamente permettere alle lavoratrici del settore di fornire i propri contatti per offrire il proprio lavoro.

I successi conseguiti in questi dieci anni sono stati raggiunti grazie a centinaia di uomini e donne che hanno condiviso un unico scopo. Questa è stata la forza associativa e lo sarà anche per il futuro.

Tanta sarà la strada da percorrere per raggiungere obbiettivi sempre più ambiziosi come la riforma del settore dell’assistenza domiciliare che permetta alle famiglie di affrontare con maggiore serenità il dramma di dover assistere un familiare non più autosufficiente.

Siamo sicuri che insieme ce la potremo fare

Un 8 marzo contro la guerra

Domani è la giornata internazionale della donna.

Può essere anche la festa della donna ma la sua origine è caratterizzata dalla emancipazione sociale e politica della condizione femminile.

Mai come in questo momento le donne ucraine vivono il dramma della guerra e la condizione di profuga con l’incertezza del proprio futuro, dei familiari e del loro popolo.

A loro e a tutte coloro che sono costrette a fuggire da luoghi di guerra e di carestia va il nostro pensiero e la nostra solidarietà , cosଠcome alle migliaia di lavoratrici presenti nel settore dell’assistenza domiciliare.