Il 1° Maggio nell’assistenza

Il 1° Maggio è la giornata laica che festeggia il lavoro.

In molti stati viene festeggiato, in altri è un giorno normale e, in altri ancora, viene vietato.

È un giorno in cui i sindacati evidenziano con maggior vigore le tematiche legate alle condizioni dei lavoratori ma è anche un’occasione per interrogarsi sul lavoro in quanto tale, indifferentemente se viene svolto in forma subordinata o autonoma; come incide sul lavoro la robotica e l’informatica; se il capitalismo ha scelto la finanziarizzazione in alternativa alla produzione di beni e servizi, se la contrattazione collettiva è ancore un valore riunificante e regolatore dei naturali conflitti nel lavoro.

Abbiamo fatto alcune domande a Bruno Perin vicepresidente di Professione di Famiglia

Il lavoro nel nostro paese è ancora considerato un valore?

Dipende. Se il lavoro che svolgo mi genera una soddisfazione nell’aver creato una cosa innovativa, se può essere utile alla collettività, se mi realizza professionalmente dopo lo studio, sicuramente assume un valore.

Altrimenti?

Altrimenti è uno strumento che mi deve permettere di vivere dignitosamente, di garantire a me e alla mia famiglia un futuro ma non lo ascriverei ad un valore ma ad una utilità. Nel primo caso non mi pongo limiti di tempo per realizzarla mentre, nel secondo, cerco di ridurre il tempo e migliorarne la remunerazione.

Come incide l’evoluzione tecnologica sul lavoro?

Sicuramente incide come ha sempre inciso nel lavoro. L’essere umano ha sempre cercato soluzioni innovative nel lavoro, per ridurne il peso o per migliorarne la redditività.

Ci sono però dei lavori in cui l’attività manuale e la capacità di analisi per intervenire non vengono sostituite con la robotica o l’intelligenza artificiale. È il caso dell’assistenza alla persona. Sarà sempre l’operatrice ad intervenire per l’igiene personale o ambientale, interagire con l’assistito e i suoi familiari per creare un ambiente sereno. Sarà sempre la sua attenzione e competenza a determinare la qualità del lavoro.

Il CCNL per i servizi di ausilio familiare rinnovato da Professione in Famiglia e FIALS CONFSAL quale contributo può fornire al lavoro di assistenza?

Già il fatto medesimo che esista un CCNL nel settore è un fatto positivo in sé.

Ha fornito uno strumento utile per le imprese e le lavoratrici per rispettare la normativa di legge esistenti. Si rivolge ad una platea di 1000 imprese e oltre 35.000 cococo che, insieme, forniscono circa 200.000 servizi alla persona.

Questo contratto ha permesso inoltre di portare al pubblico dibattito il tema dell’assistenza domiciliare di ausilio familiare, della necessità di evolvere questi servizi ancora relegati nell’alveo domestico e fonte di forte evasione fiscale, previdenziale e sfruttamento.

Quale messaggio vorrebbe mandare per la festa del 1° maggio?

Innanzitutto, che c’è anche il 2 maggio e i giorni seguenti. Il problema del lavoro non si risolve in occasione delle ricorrenze ma è un continuo lavoro di studio e confronto tra le parti sociali e al loro interno. Che si rispondesse ad una domanda: se sia utile a tutti (imprese, lavoratrici e cittadini) avere un sistema di imprese specializzate che forniscano servizi qualificati alle persone in difficoltà, che regolarizzino i rapporti di lavoro e che possano monitorare con lo Stato l’evoluzione dell’assistenza per governarne   il settore in forte sviluppo, oppure mantenerlo relegato al welfare familiare turandosi il naso e mettendo la testa sotto la sabbia.

Un nuovo contratto nel settore dell’ausilio familiare?

Pubblichiamo le valutazioni della Presidenza di Professione in Famiglia in merito al nuovo contratto sottoscritto da UNICOOP e UGL.

Recentemente siamo venuti a conoscenza della stipula di un nuovo contratto collettivo che regolamenta i rapporti di cococo nel nostro settore, sottoscritto da UNICOOP e UGL.

Sicuramente, la presenza di più contratti permette alle imprese e ai lavoratori del settore di poter scegliere quale di questi sia meglio adottare, anche se avremmo preferito unificare le forze in un unico Ccnl, soprattutto in un momento istituzionalmente delicato come questo.

A suo tempo, infatti, proponemmo all’UNICOOP di unirci, apportando modifiche al nostro Ccnl qualora fosse stato necessario. Purtroppo, ricevemmo un netto rifiuto senza alcuna argomentazione politica o sindacale. Adesso il motivo è più chiaro sicuramente.

Premesso che in ogni contratto ci possono essere margini di miglioramento, leggendo il testo sottoscritto e i vari comunicati collegati, ci sorgono alcune domande, le cui risposte sono necessarie per poter lavorare correttamente:

  • Nel contratto non viene citata la modalità di servizio in regime di convivenza, quando la domanda del mercato la richiede per il 70%. In tale occasione, il collaboratore dovrebbe essere remunerato con compenso orario per le intere 24 ore? Il diritto ai pasti e all’alloggio su quale base verrebbe ammesso e concordato? Gli eventuali rischi, e relative tutele, di carattere domestico come verrebbero gestiti?
  • Per il periodo di riposo psicofisico, (il decreto trasparenza obbliga l’impresa a prevederlo esplicitamente nel contratto individuale) come ci si comporta? E’ previsto e, se si, come è regolamentato?
  • La tutela degli operatori in caso di molestie e violenze subite o il lavoro sulla prevenzione del burn-out sono previste? Se si, dove sono indicate?
  • L’articolo dedicato ai compensi non prevede una decorrenza né tantomeno una rivalutazione o scadenza. Trattandosi di semplice integrazione di un Ccnl già esistente, dette scadenze sono vincolate a quel rinnovo, subendo quindi dinamiche sindacali non riconducibili a questo settore specifico?
  • L’iscrizione agli enti bilaterali e casse di assistenza sanitaria non contemplano quali prestazioni dovrebbero fornire alle imprese e ai lavoratori del settore. Le relative decisioni verranno prese da soggetti non coinvolti direttamente da questo particolare settore? Siamo sicuri che la quota di adesione prevista solo per compensi mensili superiori a € 300,00 sia sufficiente a garantire un numero di iscritti adeguato, e relativo gettito economico, per fornire prestazioni dignitose? Non c’è il rischio che impresa e operatori versino e non ricevano nulla in cambio così?
  • Sembrerebbe che i firmatari diano l’indicazione alle imprese di poter certificare i singoli contratti di cococo e/o certificare il regolamento della cooperativa e/o asseverare la regolarità contributiva e retributiva: sono necessarie le tre opzioni insieme o una sola per rendere forte il contratto? Nel periodo in attesa di certificazione il singolo contratto vale o no? La responsabilità in caso di contenziosi su chi ricade?

Sul resto la funzione copia/incolla dal nostro contratto ha funzionato abbastanza, fino addirittura ad arrivare a giorno e mese di firma!

Ci sono poi una serie di considerazioni di carattere generale che vanno valutate:

  1. Il passaggio da un ccnl all’altro non può essere diretto e comporta una serie di adempimenti amministrativi (ovviamente a carico dell’impresa)
  2. Se non venisse modificato l’orientamento del MIMIT sull’incompatibilità tra “caregivers” e cococo anche questo contratto non avrebbe efficacia e, in tal caso, cosa ha fatto l’UNICOOP e l’UGL o cosa intendono fare per superare questo ostacolo?

Dov’erano quando il MIMIT ha deliberato l’ispezione straordinaria? Dov’erano quando si doveva supportare le singole imprese diffidate? Dov’erano quando si è incontrato il Ministero del Lavoro? Dobbiamo presumere che vadano a rimorchio delle iniziative di Professione in famiglia per risolvere il problema?

In ultimo, le comunicazioni collegate a questo nuovo contratto, riportano tra i soggetti attivi nel negoziato persone che hanno fatto parte di Professione in Famiglia e operatori del comparto come Progetto Assistenza (addirittura una persona che ha firmato personalmente il nostro contratto, firma anche l’altro).

E’ bene essere chiari: Professione in famiglia non è mai stata coinvolta né tantomeno informata sulla trattativa in corso e che le singole persone rispondono personalmente del loro operato, ponendosi automaticamente fuori dalla nostra associazione e dai suoi organismi (è un po’ come se uno dei consiglieri di amministrazione di una cooperativa portasse clienti ed operatori ad un’altra cooperativa, senza prima dimettersi per lo meno). Ognuno poi è libero di dare il giusto valore all’affidabilità presente e futura di certi comportamenti.

Precisiamo infine che l’adesione a Professione in famiglia è determinata da decisioni libere e autonome di ogni singola impresa e che nulla e nessuno potrà imporre scelte diverse.

DON BOSCO HOME CARE aderisce a Professione in Famiglia

Avvisiamo tutte le famiglie della provincia di Roma che la società DON BOSCO HOME CARE, specializzata nella fornitura  di servizi di assistenza socio-sanitaria domiciliare per la cura della persona, ha aderito a Professione in Famiglia.

In tale azienda potrete chiedere le prestazioni di assistenza, compreso l’operatore d’aiuto

Indirizzo : via Statilio Ottavo, 81-00175 Roma

Tel: 350 8230672

CONVENZIONE PF-PANDORA PER LA LINGUA ITALIANA

Una delle forme più efficaci per l’integrazione sociale è quella di conoscere la lingua parlata dalle persone che ci circondano.

Gli stranieri presenti sul territorio italiano sono 5,3 milioni e forniscono il loro contributo all’economia del paese.

Molti di questi sono presenti nei servizi di assistenza domiciliare alla persona e quindi hanno bisogno di interagire quotidianamente con le famiglie e gli assistiti. Sapere bene l’italiano è quindi uno dei requisiti più importanti.

Per questo motivo Professione in Famiglia ha fatto una convenzione con l’associazione PANDORA, debitamente accreditata dall’Università per gli stranieri di Perugia, per fare corsi di formazione della lingua italiana e organizzare gli esami per le domande di rinnovo dei permessi di soggiorno di lunga durata o per la cittadinanza italiana.

Sarà quindi sufficiente contattare PANDORA al 328 6947257 precisando il codice “PF LINGUA ITALIANA” per beneficiare dei corposi sconti della convenzione.

Convenzione su articoli di ausilio sanitario e protesi

A chiunque di noi potrebbe capitare di dover ricorrere a strumenti di ausilio o protesi.

Il tasso di probabilità cresce con l’aumentare degli anni, soprattutto per le situazioni di perdita dell’autosufficienza.

Professione in Famiglia ha sottoscritto un accordo di collaborazione con relativa convenzione di utilità, con CITTÀ DELLA SALUTE per trovare i prodotti necessari alla salvaguardia della propria salute.

CITTÀ DELLA SALUTE è un polo di specializzazione altamente qualificato, in grado di fornire servizi diretti ai cittadini e garantire  la vendita di ausili in tutta Italia o il noleggio sul comune di Roma, come ad esempio: letti, sollevatori, sponde, aste flebo, carrozzine, deambulatori, bastoni tripodi, stampelle, montascale, ecc.

Per beneficiare della convenzione sarà sufficiente rivolgersi presso una nostra sezione associativa , attraverso le imprese associate a Professione in Famiglia oppure mandando un messaggio whatsapp al 339 058267

SANITARIA – PARAFARMACIA – ORTOPEDIA

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