In soli 40 giorni il progetto di costruzione del portale CLICK soccorso in famiglia, ha superato le aspettative pi๠rosee.
Professione in Famiglia ha lanciato a metà novembre una campagna di crowdfunding attraverso il portale Produzioni dal basso per finanziare la creazione di un portale dedicato a far incontrare la domanda e l’offerta di servizi assistenziali.
Un progetto che intende fornire utili informazioni alle famiglie che ricercano soluzioni assistenziali domiciliari e una serie di soggetti imprenditoriali, professionisti del settore e sezioni associative pronte per essere contattate per trovare le opportune soluzioni.
Professione in Famiglia si era posta l’obiettivo di raccogliere 50.000 euro ma soprattutto aggregare imprese e professionisti disponibili a mettere i propri servizi a disposizione delle famiglie.
Sono state raccolte donazioni pari a € 64.525
Si sono coperte 43 province con 108 presidi di imprese specializzate in servizi privati di assistenza domiciliare e 43 Procuratori d’aiuto in grado di fornire consulenza assistenziale alle famiglie.
Click non è solo uno strumento di welfare sociale messo a disposizione dell’assistenza ma puntiamo a creare occupazione sempre pi๠qualificata nel settore dell’ausilio familiare, raccogliendo personale disponibile a fornire questi servizi, migliorando la loro professionalità e occasioni di lavoro.
Un baluardo di democrazia a cui viene chiesto di gestire la cosa pubblica, applicando leggi regionali e nazionali ma soprattutto adeguandole alle singole realtà locali.
Sono infatti i comuni ad applicare le politiche dell’assistenza e quindi, le condizioni delle famiglie, dipenderanno molto dalle loro scelte.
è per questo che abbiamo ritenuto di porre a tutti i candidati/e a sindaco 9 precise domande per conoscere come intendono affrontare il tema dell’assistenza.
Professione in Famiglia invierà le domande a tutti i candidati/e delle città superiori ai 100.000 abitanti. invitiamo le nostre famiglie e imprese a fare altrettanto verso i centri minori, utilizzando il format allegato.
Le risposte verranno pubblicate su sito nazionale.
Queste le domande
Molte sono le associazioni di volontariato sociale presenti sul territorio. Come giudica la possibilità di realizzare il servizio civile coordinato di tutti i cittadini in grado di apportare adeguati supporti agli enti preposti al servizio socio-sanitario-assistenziale, alla Protezione civile e al decoro cittadino?
Il lavoro in remoto cambierà modelli familiari, trasporti, assetti urbanistici e modalità produttive. Quali sono le sue proposte in merito?
A seguito della pandemia si sono rese palesi tutte le difficoltà relative all’assistenza domiciliare. Forte irregolarità nel lavoro domestico, deficit professionale degli operatori, palese insufficienza di interventi ADI, difficoltà nell’adeguata presa in carico nel caso di dimissioni sanitarie protette, chiusura dei centri a supporto della disabilità e non autosufficienza, ecc.Come pensa di affrontare questo problema per il futuro?
Pur riconoscendo che la materia dell’assistenza in strutture residenziali è prevalentemente in capo al Governo nazionale e regionale, il Sindaco è chiamato a tutelare la salute e la sicurezza dei propri cittadini.A seguito dei lutti registrati durante la pandemia tanti sostengono la necessità di una radicale riforma del modello sin qui adottatoChe opinione ha in merito?
Il fenomeno della violenza domestica è sicuramente un tema di diritto penale. La sua prevenzione è sicuramente a carico dell’intera collettività , in particolare agli enti locali.Quale opinione ha in merito?
Fermo restando l’indiscusso valore sociale delle strutture di servizio per l’infanzia e della scuola primaria, cosa pensa in proposito al rafforzamento della figura professionale Tagesmutter e del servizio correlato?
I servizi sociali forniti dal Comune a tutti i cittadini in stato di necessità comporta sicuramente una capacità di analisi e di soluzione ad alto impatto professionale.La crescente domanda di aiuto rischia di mettere in crisi lo stesso modello.Lei pensa che un diverso approccio al tema, con il coinvolgimento di supporto di professionisti, quali ad esempio i Procuratori d’aiuto, possano migliorare tali servizi?
La crescita della non autosufficienza è un dato acclarato da tutti gli studi demoscopici.L’ausilio familiare dedicato all’assistenza non sanitaria domiciliare è sostanzialmente lasciato alla sfera familiare o alle badanti.Lei pensa che favorire la defiscalizzazione dei servizi di ausilio e la promozione di percorsi formativi destinati agli operatori privati e ai caregiver familiari, possa essere un miglioramento per le famiglie interessate e per il sistema in generale?
La politica abitativa è sicuramente un tema molto rilevante, soprattutto per le grandi aree metropolitane ma non solo.Aumento dell’urbanizzazione, social housing, la gestione degli sfratti, le case popolari, il calo delle famiglie e di quello demografico, ecc. possono cambiare radicalmente le condizioni di un’intera collettività .Quale politiche intende attuare?
Se non ora quando è il titolo di un romanzo di Primo Levi e utilizzato dal movimento femminista per sostenere battaglie di diritti civili.
Ebbene, anche noi intendiamo utilizzare questo slogan per sostenere una tesi che è molto collegata ai diritti civili e che si potrebbe assumere nei vari provvedimenti del Governo per il PNRR.
è ormai da parecchi anni che tutti gli osservatori sociali, le associazioni di rappresentanza e gli economisti che hanno studiato il fenomeno dell’assistenza domiciliare ripetono quanto sia urgente approvare un provvedimento che vada in aiuto delle famiglie con persone non pi๠autosufficienti, che combatta la piaga del lavoro nero nel settore domestico e che migliori la qualità assistenziale e professionale.
Oltre 4,2 milioni sono le persone con gravi fragilità bisognose di assistenza domiciliare e le previsioni sono di un notevole incremento.
Il 65% dei casi sono accuditi da caregiver familiari
850.000 sono le badanti impegnate ma solo la metà in regola.
1 miliardo è l’evasione fiscale e circa 500mila quella previdenziale
Tale fenomeno è determinato dall’elevato costo a carico delle famiglie che non può essere sostenuto per un medio-lungo periodo e dalla caratteristica polverizzata del lavoro domestico che non trova vantaggi tangibili alla regolarizzazione.
è quindi evidente che una semplice defiscalizzazione del costo del lavoro delle badanti non risolva il problema ma solo una parte.
Fornire alle famiglie un voucher da spendersi esclusivamente in imprese debitamente autorizzate a fornire questi servizi (modello francese) permetterebbe l’emersione totale del lavoro irregolare, un gettito superiore per lo Stato e per l’Inps, un aiuto concreto alle famiglie e il miglioramento di moltissime lavoratrici, oggi per lo pi๠escluse dal welfare sociale.
Professione in Famiglia ha incontrato in questi anni tutti i gruppi politici presenti in Parlamento e registrato una totale condivisione sulla finalità sociale del provvedimento e sulla copertura economica e finanziaria.
Quindi, SE NON ORA QUANDO, lo gridiamo in questo particolare periodo di ripresa e resilienza.
Ripresa per il recupero di un lungo periodo di crisi assistenziale che ha penalizzato le famiglie e le lavoratrici del settore.
Professione in Famiglia, in funzione della rappresentanza di imprese che forniscono servizi privati di assistenza domiciliare, per le quali ha sottoscritto apposito CCNL il 9 gennaio 2020 e, in precedenza un Accordo sindacale nazionale che regolamentava le forme di cococo nel settore, ha predisposto una ricerca nello specifico comparto.
Il comparto di queste imprese viene codificato con precisione con due specifici codici:
ATECO 88.10 Assistenza sociale non residenziale per anziani e disabili
ATECO 88.99. Altre attività di assistenza sociale non residenziale
Le imprese osservate forniscono servizi privati che raramente soggiacciono alla forma di gara d’appalto e quindi adottano modalità organizzative diverse e pi๠adeguate alla domanda privata delle famiglie per servizi di ausilio familiare urgenti, straordinari e non programmabili.
Si è innanzitutto rilevato il numero complessivo delle imprese attraverso la banca dati delle Camere di Commercio.
Il numero complessivo è pari a 1248.
Al suo interno, suddividendo queste per natura giuridica, la netta prevalenza è composta da cooperative sociali o consortili.
La suddivisione tra le due classificazioni Ateco ripartisce alla pari le due tipologie, confermando la possibile sovrapposizione dei servizi.
Si è quindi estrapolato il dato della tipologia sociale studiando esclusivamente le imprese tipicamente commerciali riconducibili alle cooperative sociali, consortili, Snc e Srl.
Il dato emerso focalizza l’attenzione su 1122 imprese.
La collocazione geografica mette in evidenza la forte presenza delle imprese in Lombardia e Lazio.
Il nord ovest è l’area pi๠popolata dalle imprese.
Pi๠omogenea la presenza nelle altre aree del Paese.
Studiando l’anno di nascita delle imprese si riscontra una forte crescita negli ultimi due decenni (65%), coincidente con la crescita della domanda di assistenza domiciliare per anziani e della 4° età .
Il comparto conferma una forte presenza imprenditoriale femminile con la netta prevalenza di genere tra i lavorator*. Il dato dei lavoratori non è riscontrabile statisticamente in quanto non vengono rilevate le forme di cococo, prevalentemente utilizzate nel settore.
Dalla media dei collaboratori rilevati nelle aziende aderenti a Professione in Famiglia si potrebbero quantificare nel settore circa 27.000 operatori in cococo.
Roma, 30 giugno 2020
A cura del Dipartimento studi e ricerche di Professione in Famiglia
A cura del Dipartimento Studi e Ricerche di Professione in Famiglia
Come ogni anno l’INPS pubblica i dati statistici sul lavoro domestico.
Il 2019, a cui si riferiscono i dati, sarà l’anno attendibile per riflettere sul settore. Con la pandemia che ha prodotto licenziamenti di massa nel primo semestre 2020 e la sanatoria ed emersione prevista dal decreto del Governo nei mesi di giugno/agosto non sarà facile confrontare il dato con gli anni precedenti.
Come avvenne per analoga situazione della sanatoria 2012, gli anni futuri registrarono un sensibile calo occupazionale verso il ritorno al lavoro nero.
Pur apprezzando la trasparenza dell’Inps sul settore i criteri osservati rilevano sensibili lacune che, se superate, permetterebbero una migliore fotografia sociologica del settore.
In particolare:
I dati non distinguono i lavoratori comunitari da quelli extra UE. La forte presenza di lavoratori provenienti dalla Romania rientra genericamente nell’area geografica dell’Europa dell’est. Le modalità di flussi migratori e di rapporto di lavoro sono regolate con modalità radicalmente differenti e, vista la forte presenza straniera nel settore, sarebbe opportuno inserire anche questo dato.
La composizione professionale si distingue genericamente tra Colf e Badanti. è già un buon riferimento nella lettura ma se venissero inseriti per gli 8 livelli professionali previsti dalla contrattazione, si avrebbe con maggior evidenza professionale dei lavoratori. Tra l’altro è previsto nell’inserimento dei dati all’atto della segnalazione per l’assunzione all’Inps.
Anche il regime di convivenza viene richiesto all’atto dell’assunzione, riportarlo nella statistica sarebbe un dato utile per misurare la qualità della cura della persona, anche se non sempre la convivenza coincide con la cura.
L’Inps è in possesso inoltre dei dati del datore di lavoro. Mettere in evidenza questi dati ci aiuterebbe a conoscere la tipologia delle famiglie utilizzatrici di questi servizi.
Abbiamo quindi esaminato i dati statistici ponendoci dal lato delle famiglie datrici di lavoro e confrontandoli con il decennio precedente (2010).
DATI GENERALI
I dati generali del settore registrano un calo occupazionale, posizionandosi su 848.987 unità .
Escludendo l’anno 2012 che registrava l’impennata determinata dalla sanatoria degli irregolari, è l’ennesimo anno che il settore perde occupati.
Rispetto al 2010 il calo è stato del 9,73%.
Un dato che dovrà essere esaminato con maggior dettaglio nei confronti che seguiranno ma che può essere spiegabile con il sostanziale blocco dei flussi migratori extracomunitari che hanno ingrossato le file del lavoro nero ma anche per la crisi economica generale che ha colpito maggiormente l’occupazione femminile della società con il conseguente rientro nell’ambito dell’occupazione familiare.
La presenza femminile si conferma prevalente nel settore con l’89%, il 6% in pi๠rispetto a quella maschile che ha pagato interamente il calo occupazionale nei 10 anni
DATI REGIONALI
Non si registrano sensibili variazioni rispetto al decennio precedente.
Resta comunque evidente che il ricorso al lavoro domestico è una prerogativa delle aree centro settentrionali con il 79% degli occupati.
Il 46,38% degli occupati si concentrano nelle 12 aree metropolitane.
DATI DI PROVENIENZA GEOGRAFICA
Si conferma il trend di crescita delle italiane nel settore con un pi๠11% rispetto al 2010 mentre le aree di maggior flessione sono dall’est europeo con -5,30% e dall’asia orientale con il 3,19%.
Come detto in premessa, l’assenza di dati specifici, non ci permette di qualificare il calo dell’est-europeo se cioè sia dipeso dal blocco dei flussi ucraini, russi e moldavi storicamente presenti nel settore da quelli rumeni e polacchi in condizione di libera circolazione.
La crescita italiana non è qualificabile con precisione per assenza di dati statistici. Crescono maggiormente tra le badanti (+15%) che tra le colf (+11,4%) ma supponiamo non siano facilmente adattabili in regime di convivenza.
DATI PROFESSIONALI
Nel calo generale degli occupati nel settore, il dato delle badanti continua a crescere progressivamente da 10 anni, passando dal 31,7% al 48% del 2019 mentre le colf calano del 15,59%.
I dati dell’Inps ci permettono di valutare la quantità di ore di lavoro richieste e della loro durata in corso d’anno.
Nonostante il calo degli occupati le ore lavorate nell’anno non sono calate in proporzione equivalente.
Nel 2010 le ore lavorate nell’anno erano 1.278.683.666, nel 2019 si sono attestate su 1.199.878.706, un -6,2% rispetto al calo occupazionale del 9,7%.
Tra le badanti le ore sono cresciute del 51,2% mentre tra le colf sono calate del 39,3%.
Il 17,8% lavora con orario inferiore alle 25 ore settimanali. Tra le colf si raggiunge il 30,2% e tra le badanti il 9,6%.
Le prestazioni richieste confermano il forte turnover del settore.
Il 16,9% lavora per 3 mesi
Il 15,5% da 4 a 6 mesi
Il 22 % da 7 a 9 mesi
Il 45,6% per tutto l’anno
IL COSTO DEL LAVORO
L’INPS fornisce i dati delle retribuzioni percepite dai domestici nell’anno.
A questi, il datore di lavoro versa i contributi previdenziali all’Inps pari ai 2/3 del suo valore e 1/3 a carico del lavoratore.
Gli stipendi percepiti dai domestici assommano a € 6.242.219.500,00, l’1% in meno delle quantità registrate nel 2010.
Nel 2010 gli stipendi delle colf incidevano sul totale con il 65,6% nel 2019 si sono ridotte al 47,5%.
I contributi Inps ammontano a circa € 1.439.000.000
I domestici che non superano gli 8.000 euro di reddito annuo sono 576.635 pari al 35,1% del monte salari totale. Percentuale che si alza al 40% per le colf e si abbassa al 28,8% per le badanti.