Il settore domestico e le resposabilità  dello Stato

Il Dipartimento Studi e Ricerche di Professione in Famiglia ha elaborato i dati aggiornati INPS, relativi al settore domestico 2018 e pubblicati a giugno 2019.

è il sesto anno consecutivo che il settore registra un calo degli occupati.

Dal 2012, anno di massima occupazione del settore, si sono persi 154.000 posti di lavoro, attestandosi a 859.233 occupati.

Il calo è attribuibile esclusivamente alle colf, mentre le badanti confermano la costante crescita raggiungendo il 47% dei lavoratori domestici.

Crescono le italiane, sia come colf (+6.200) che come badanti (+ 8.200), attestandosi al 28,62% degli occupati nel settore.

Si registra un calo complessivo sia di badanti che di colf nel Mezzogiorno, esclusa la crescita della Sardegna. Crescono le badanti in tutto il centro nord mentre calano le colf in tutte le regioni.

Crescono le badanti occupate per 12 mesi. Nel 2009 erano il 28,4%, nel 2017 passano al 52,6% e nel 2018 raggiungono il 54,19%.

Le colf invece passano dal 52,2%, al 72,2% e calano nel 2018 al 71,7%.

Aumentano le ore lavorate settimanalmente superiori a 25 ore dalle badanti. Nel 2009 erano il 47%, nel 2017 passano al 68,8 per attestarsi nel 2018 al 70,6%.

Stabili le colf rispettivamente con il 17,4%, il 10,2% e il 9,6% nel 2018.

Le badanti con età  superiore ai 50anni sono passate dal 21,6% del 2009, al 40,9% del 2017 e al 42% nel 2018. Quelle che superano i 60anni passano dal 3,2, al 10,9 e al 12,3% nell’ultimo anno.

L’ammontare generale della spesa per le famiglie, sui soli stipendi, si conferma stabile sui 5,8 miliardi annui.

Considerazioni di Professione in Famiglia

Il calo costante degli occupati nel settore conferma gli effetti della crisi economica e occupazionale generale.

I lavori domestici vengono effettuati sempre di pi๠dai componenti il nucleo familiare, anche se rimane esorbitante il fenomeno del lavoro nero nel settore.

Gli effetti della crisi si evincono anche dalla crescita delle italiane nel settore. Anche se difficilmente ricercano lavori in regime di convivenza, le italiane si affacciano a questo tipo di professione con prestazioni occasionali di media durata.

Anche se non riportato nella rilevazione Inps, crescono agenzie specializzate nell’assistenza domiciliare anche con operatori d’aiuto o similari.

Si contano infatti circa 500 agenzie specializzate con una stima di 15.000 occupati assimilabili al lavoro di badante.

Ciò dimostra la ricerca di personale qualificato e soprattutto l’esenzione da vincoli amministrativi del rapporto di lavoro.

Rispetto al calo generale, si conferma costante negli anni la crescita delle badanti (soggetti che si prendono cura della persona). Un dato coerente con la crescita parallela  della non autosufficienza.

La media nazionale quantifica nel 47% la professione delle badanti ma se si esamina il dato nel dettaglio regionale , in 5 regioni supera il 60% degli occupati.

Una rilevazione che conferma tutti i limiti dell’intervento dello Stato sull’assistenza domiciliare, abdicata impropriamente a personale non sufficientemente qualificato per l’assistenza e attribuito alla sola responsabilità  della famiglia e con un peso economico pari a 5,8 miliardi l’anno.

Cresce infatti la durata del rapporto di lavoro stabile per tutto l’anno e il numero di ore settimanali, a dimostrazione di un servizio costante e in convivenza.

Altro dato allarmante è l’invecchiamento progressivo delle badanti.

In soli 10 anni si è raddoppiato il numero di badanti con età  superiore ai 50anni e quadruplicato quelle con pi๠di 60.

Ciò dimostra lo scarso turnover generazionale nel settore, causato anche dal blocco dei flussi migratori e dall’assenza di una ragionevole sanatoria per coloro che sono costrette alla clandestinità .

Permanendo questo trend di invecchiamento, tra 10 anni si registrerà  una preoccupante difficoltà  dell’offerta di lavoro assistenziale di ausilio familiare e parallelamente una difficoltà  oggettiva di poter svolgere un servizio gravoso come quello dell’assistenza alla persona non pi๠autosufficiente.

Auspichiamo perciò che la politica, le istituzioni e le parti sociali, assumano questo problema con la massima urgenza, al fine di garantire una maggiore qualità  nei servizi di ausilio familiare e contrastino con vigore il fenomeno del lavoro nero.

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