I fatti di Crotone hanno riportato al centro del dibattito politico il tema migratorio.
Non è molto edificante trattare questi temi solo quando si verificano tragedie, soprattutto perché razionalità ed efficacia finiscono con essere sostituite da emozione e urgenza, dividendosi tra xenofobi e xenofili.
Un conto è quello di pianificare l’accoglienza di migranti, agendo per quanto sia possibile dai paesi di partenza e gestendo la permanenza sul territorio nazionale, un altro è non confondere l’ormai conclamata necessità di manodopera presente in alcuni settori economici e sociali come l’agricoltura e lavoro di cura della persona.
Tutte le iniziative adottare (2012 e 2020) si limitavano a fornire la possibilità di regolarizzare il rapporto di lavoro in essere, senza individuare politiche formative specifiche che permettessero di valorizzare nel tempo la professionalità acquisita.
A turni alterni, tutti i Ministri che hanno a che fare con l’agricoltura, pongono il tema di ampliare i flussi migratori extracomunitari per le urgenze stagionali, parimenti mancano lavoratori domestici da dedicare alla cura della casa e della persona.
La legge Bossi-Fini che regola questi flussi è sostanzialmente una norma che limita le entrate. Tutte le forze politiche oramai la considerano obsoleta ma rimangono nell’alveo di un ragionamento che prevede nuovi flussi migratori che andrebbero ad aggiungersi ai 600.000 irregolari oggi presenti nel paese.
Non sarebbe più saggio fornire la possibilità di un permesso straordinario di lavoro di durata annuale col quale poter uscire dal lavoro nero, magari frequentando, come requisito di rinnovo, percorsi formativi professionali?
Bruno Perin