Pubblichiamo le valutazioni della Presidenza di Professione in Famiglia in merito al nuovo contratto sottoscritto da UNICOOP e UGL.
Recentemente siamo venuti a conoscenza della stipula di un nuovo contratto collettivo che regolamenta i rapporti di cococo nel nostro settore, sottoscritto da UNICOOP e UGL.
Sicuramente, la presenza di più contratti permette alle imprese e ai lavoratori del settore di poter scegliere quale di questi sia meglio adottare, anche se avremmo preferito unificare le forze in un unico Ccnl, soprattutto in un momento istituzionalmente delicato come questo.
A suo tempo, infatti, proponemmo all’UNICOOP di unirci, apportando modifiche al nostro Ccnl qualora fosse stato necessario. Purtroppo, ricevemmo un netto rifiuto senza alcuna argomentazione politica o sindacale. Adesso il motivo è più chiaro sicuramente.
Premesso che in ogni contratto ci possono essere margini di miglioramento, leggendo il testo sottoscritto e i vari comunicati collegati, ci sorgono alcune domande, le cui risposte sono necessarie per poter lavorare correttamente:
- Nel contratto non viene citata la modalità di servizio in regime di convivenza, quando la domanda del mercato la richiede per il 70%. In tale occasione, il collaboratore dovrebbe essere remunerato con compenso orario per le intere 24 ore? Il diritto ai pasti e all’alloggio su quale base verrebbe ammesso e concordato? Gli eventuali rischi, e relative tutele, di carattere domestico come verrebbero gestiti?
- Per il periodo di riposo psicofisico, (il decreto trasparenza obbliga l’impresa a prevederlo esplicitamente nel contratto individuale) come ci si comporta? E’ previsto e, se si, come è regolamentato?
- La tutela degli operatori in caso di molestie e violenze subite o il lavoro sulla prevenzione del burn-out sono previste? Se si, dove sono indicate?
- L’articolo dedicato ai compensi non prevede una decorrenza né tantomeno una rivalutazione o scadenza. Trattandosi di semplice integrazione di un Ccnl già esistente, dette scadenze sono vincolate a quel rinnovo, subendo quindi dinamiche sindacali non riconducibili a questo settore specifico?
- L’iscrizione agli enti bilaterali e casse di assistenza sanitaria non contemplano quali prestazioni dovrebbero fornire alle imprese e ai lavoratori del settore. Le relative decisioni verranno prese da soggetti non coinvolti direttamente da questo particolare settore? Siamo sicuri che la quota di adesione prevista solo per compensi mensili superiori a € 300,00 sia sufficiente a garantire un numero di iscritti adeguato, e relativo gettito economico, per fornire prestazioni dignitose? Non c’è il rischio che impresa e operatori versino e non ricevano nulla in cambio così?
- Sembrerebbe che i firmatari diano l’indicazione alle imprese di poter certificare i singoli contratti di cococo e/o certificare il regolamento della cooperativa e/o asseverare la regolarità contributiva e retributiva: sono necessarie le tre opzioni insieme o una sola per rendere forte il contratto? Nel periodo in attesa di certificazione il singolo contratto vale o no? La responsabilità in caso di contenziosi su chi ricade?
Sul resto la funzione copia/incolla dal nostro contratto ha funzionato abbastanza, fino addirittura ad arrivare a giorno e mese di firma!
Ci sono poi una serie di considerazioni di carattere generale che vanno valutate:
- Il passaggio da un ccnl all’altro non può essere diretto e comporta una serie di adempimenti amministrativi (ovviamente a carico dell’impresa)
- Se non venisse modificato l’orientamento del MIMIT sull’incompatibilità tra “caregivers” e cococo anche questo contratto non avrebbe efficacia e, in tal caso, cosa ha fatto l’UNICOOP e l’UGL o cosa intendono fare per superare questo ostacolo?
Dov’erano quando il MIMIT ha deliberato l’ispezione straordinaria? Dov’erano quando si doveva supportare le singole imprese diffidate? Dov’erano quando si è incontrato il Ministero del Lavoro? Dobbiamo presumere che vadano a rimorchio delle iniziative di Professione in famiglia per risolvere il problema?
In ultimo, le comunicazioni collegate a questo nuovo contratto, riportano tra i soggetti attivi nel negoziato persone che hanno fatto parte di Professione in Famiglia e operatori del comparto come Progetto Assistenza (addirittura una persona che ha firmato personalmente il nostro contratto, firma anche l’altro).
E’ bene essere chiari: Professione in famiglia non è mai stata coinvolta né tantomeno informata sulla trattativa in corso e che le singole persone rispondono personalmente del loro operato, ponendosi automaticamente fuori dalla nostra associazione e dai suoi organismi (è un po’ come se uno dei consiglieri di amministrazione di una cooperativa portasse clienti ed operatori ad un’altra cooperativa, senza prima dimettersi per lo meno). Ognuno poi è libero di dare il giusto valore all’affidabilità presente e futura di certi comportamenti.
Precisiamo infine che l’adesione a Professione in famiglia è determinata da decisioni libere e autonome di ogni singola impresa e che nulla e nessuno potrà imporre scelte diverse.