PONTEDERA ASSISTENZA aderisce a Professione in Famiglia

Avvisiamo tutte le famiglie della provincia di Pisa che la società PONTEDERA ASSISTENZA, specializzata nella fornitura  di servizi di assistenza socio-sanitaria domiciliare per la cura della persona, ha aderito a Professione in Famiglia.

In tale azienda potrete chiedere le prestazioni di assistenza, compreso l’operatore d’aiuto

Indirizzo : via Roma. 143/A – 56025 Pontedera (PI)

Tel: 0587 351622

FORZA E CORAGGIO BADANTI di Padova aderisce a Professione in Famiglia

Avvisiamo tutte le famiglie della provincia di Padova che la società FORZA E CORAGGIO BADANTI, specializzata nella fornitura  di servizi di assistenza socio-sanitaria domiciliare per la cura della persona, ha aderito a Professione in Famiglia.

In tale azienda potrete chiedere le prestazioni di assistenza, compreso l’operatore d’aiuto

Indirizzo : via Stanislao Cannizzaro, 10 Padova

Tel: 347 1277775

LODICARE di Lodi aderisce a Professione in Famiglia

Avvisiamo tutte le famiglie della provincia di Lodi che la società LODICARE, specializzata nella fornitura  di servizi di assistenza socio-sanitaria domiciliare per la cura della persona, ha aderito a Professione in Famiglia.

In tale azienda potrete chiedere le prestazioni di assistenza, compreso l’operatore d’aiuto

Indirizzo : viale Rimembranze, 35/C Lodi

Tel: 342 20336063

CIMAS – Il Welfare aziendale a favore delle donne

Professione in Famiglia ha sottoscritto una convenzione con la società CIMAS, specializzata nella ristorazione collettiva e in forte sviluppo nelle regioni del centro Italia.

Conta di circa 500 dipendenti, per lo più collocati nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni e per un 75% di genere femminile.

L’accordo prevede la possibilità per i dipendenti di potersi avvalere dei servizi di assistenza domiciliare fino al terzo grado di parentela.

Una consulenza per progettare un percorso assistenziale per persone anziane attraverso la figura professionale del Procuratore d’aiuto, interventi specializzati di assistenza domiciliare con personale qualificato di imprese aderenti a Professione in Famiglia e il supporto per la ricerca di personale domestico e per la sua gestione amministrativa.

Un intervento che sicuramente andrà a vantaggio delle lavoratrici che potranno essere concretamente supportate da personale specializzato, risparmiando tempo e denaro nel gestire la cura dei propri cari.

Professione in Famiglia incontra il Ministero dell’Industria e del Made in Italy

Nel maggio scorso, il Ministero dell’Industria e del Made in Italy (MIMIT), ha decretato un’ispezione straordinaria nelle cooperative sociali che forniscono servizi di assistenza domiciliare, per approfondire il grado di mutualità prevalente e la particolare concentrazione di rapporti di cococo.

L’ispezione coinvolgerebbe un campione di 86 cooperative e potrebbe terminare nel mese di settembre c.a.

Considerando che Professione in Famiglia rappresenta centinaia di queste imprese ha chiesto e ottenuto un confronto col MIMIT al fine di collaborare per contrastare le cooperative spurie e le irregolarità di lavoro. L’incontro è avvenuto il 23 luglio con la Presidenza dell’associazione e i dirigenti del Dipartimento III – Vigilanza del sistema cooperativo.

A tale proposito abbiamo intervistato il Vicepresidente di PF, Bruno Perin.

Vicepresidente, che giudizio da dell’incontro?

Sicuramente positivo. Abbiamo incontrato dirigenti molto preparati e attenti ad approfondire un settore in forte espansione.

Quali sono stati gli argomenti che avete trattato?

Innanzitutto, abbiamo consegnato agli interlocutori uno studio analitico del settore che coinvolge le cooperative sociali con l’Ateco 88.10 e 88.99; categoria merceologica specifica che rientra nell’ispezione straordinaria. Abbiamo quindi approfondito le peculiarità del lavoro che difficilmente si adatta al lavoro subordinato e che giustifica la forma di cococo.

Può essere più specifico?

Certo. Le cooperative sociali presenti sul territorio nazionale si caratterizzano prevalentemente in prestazioni assistenziali che transitano tramite appalto pubblico sociosanitario, mentre le nostre imprese forniscono servizi diretti alle famiglie.
In regime di appalto, il servizio deve essere garantito e in grado di rispettare protocolli sociosanitari predefiniti. Questo comporta obbligatoriamente un rapporto di lavoro subordinato. Inoltre, la cooperativa che si aggiudica l’appalto può contare su servizi prevedibili e programmabili, garantendo così una continuità nel tempo del rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Cosa diversa per i servizi privati, caratterizzati dall’urgenza, la straordinarietà e la non programmabilità del servizio.

Quindi è questa la motivazione della forte presenza di cococo nel settore?

Certamente sì. Il servizio potrebbe interrompersi in qualsiasi momento e non è automaticamente sicuro che si possa rimpiazzarlo in tempi brevi. Con la subordinazione i costi sarebbero quindi troppo onerosi per la famiglia/cliente e quindi non praticabile. Inoltre, essendo tutti servizi di ausilio familiare, l’alternativa per la famiglia sarebbe il lavoro domestico di cura alla persona; costerebbe di meno ma non garantirebbe la qualità del servizio, la continuità e il supporto assistenziale di un’impresa specializzata.
Per sua natura, il cococo è portatore di competenze professionali già acquisite e migliorate attraverso continui confronti formativi presenti nelle imprese. La selezione di personale competente è quindi una costante in questo lavoro.
Sottolineo inoltre che i servizi forniti dalle operatrici necessitano una particolare competenza e autonomia operativa che non potrebbe rientrare nella etero direzione.

Perché quindi un’ispezione straordinaria?

Il Ministero è stato molto chiaro in merito. Durante le revisioni che si sono svolte nelle cooperative hanno riscontrato tante irregolarità nel rapporto mutualistico tra la cooperativa e i propri soci. Hanno evidenziato che molte certificazioni di cococo non rispettano la parità dei trattamenti retributivi e posta maggiore attenzione alla staticità dei soci che, anche se legittima legalmente, la permanenza negli anni di soli tre soci farebbe dubitare sulla genuinità cooperativistica.

Qual è stata la vostra posizione in merito ai due problemi?

Il nostro studio evidenzia che negli ultimi 12 anni sono nate più di 800 cooperative sociali nel settore, su un totale di 1.000. Quasi la metà di queste si posizionano sotto la soglia di 300.000 euro di fatturato annuo. È quindi prevedibile che vi sia un periodo non breve di startup e che la composizione sociale della cooperativa stenti a decollare rimanendo sul mercato. Questo spiega in parte il contenimento del numero di soci. Inoltre, le lavoratrici hanno poco interesse ad entrare nella compagine sociale e il tasso di turnover supera il 60% all’anno. Forzare le lavoratrici nel diventare socie sarebbe a nostro parere una pressione indebita che metterebbe in discussione il principio stesso della cooperazione. Tutto questo non giustifica assolutamente che vi siano evidenti disparità di trattamento salariale, soci o non soci che siano, ecco perché abbiamo deciso di fare un contratto collettivo dal 2016 che regolamentasse anche il rapporto di cococo.

Avete approfondito anche il tema del CCNL?

Certamente. È stato l’argomento più trattato.
Il MIMIT non ha competenza giuslavoristiche e si limita a segnalare le singole situazioni all’Ispettorato del Lavoro che svolgerà un’ulteriore ispezione.
Essendo un segmento di mercato in evoluzione, che interessa circa 33.000 cococo, l’esistenza di un CCNL specifico non è ancora diffusamente conosciuto se non tra gli addetti ai lavori.
Il D.Lgs. 81/2015 è però molto esplicito in materia. Il rapporto di para subordinazione è legittimo solo attraverso l’adozione di un CCNL nazionale o da una certificazione emessa da ente accreditato.
I dirigenti del Ministero hanno preso atto favorevolmente dell’esistenza dell’unico CCNL che regolamenti la materia dei cococo nel settore e avrebbe provveduto a darne comunicazione a tutti i propri ispettori e revisori. Inoltre, si sono detti disponibili ad accogliere la nostra proposta di costituire un tavolo congiunto col Ministero del Lavoro e le parti sociali firmatarie del CCNL per ricercare le forme più efficaci di contrasto all’irregolarità.
Rimaniamo quindi in attesa che l’ispezione straordinaria si concluda per verificarne l’esito.
È nostra intenzione indire un convegno pubblico che analizzi il settore e che sensibilizzi maggiormente la politica nel ricercare soluzioni tangibili a sostegno della non autosufficienza e la valorizzazione di imprese specializzate nei servizi di assistenza domiciliare.