I dati preoccupanti per milioni di famiglie

Per il terzo anno consecutivo si registra il calo dei lavoratori nel settore.

Se il calo del 2022 e 2023 poteva ascriversi alla “stabilizzazione” determinata dall’emersione dal lavoro irregolare tanto criticata nelle modalità e negli effetti, il calo del 2024 si può attribuire all’assenza di qualsiasi politica di sostegno al settore. L’assenza di aiuto alle famiglie per sostenere il costo dell’assistenza domiciliare ha avuto l’effetto di ridurre il numero delle ore lavorate nella settimana e la fuga verso il lavoro nero per risparmiare il costo dei contributi. Soluzione per lo più condivisa tra lavoratrici e datori di lavoro.

Altro dato preoccupante è il progressivo invecchiamento delle lavoratrici. In 10 anni, le domestiche che superano i 50anni sono cresciute del 20%. Aumentano le italiane in questa professione ma è una crescita che non copre il regime di convivenza e sicuramente dettata da necessità economiche contingenti. Se a questo aggiungiamo la sempre maggiore difficoltà di reperire personale per la cura della persona per via dei blocchi all’immigrazione e alla regolarizzazione, sarà sempre più difficile sostituire il rientro in patria di lavoratrici prevenienti dall’est Europeo.

I dati elaborati sul lavoro domestico impattano anche nelle imprese specializzate nell’assistenza domiciliare. Pur avendo particolare attenzione alla regolarizzazione, all’integrazione e alla crescita professionale, le tendenze riportate dalla statistica non potranno che frenare il legittimo diritto di milioni di famiglie di poter avvalersi di servizi qualificati.

Un settore che, assommando il lavoro regolare con quello irregolare raggiunge l’8% del PIL e potrebbe aumentare solo con politiche mirate all’assistenza della persona e alla regolarità del lavoro.

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